Italia digitale: chi va piano… non va lontano!

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Italia digitale: chi va piano… non va lontano!

Connessione lenta, pochi servizi online e scarse competenze: il Bel Paese al 25° posto nella classifica europea.

 

A pochi giorni dalla Festa della Repubblica, abbiamo pensato di fare il punto sul livello di digitalizzazione nel nostro Paese.

Se l’Europa sta facendo progressi per quanto riguarda il digitale, il cambiamento per il momento è ancora troppo lento.

Mancanza di copertura Internet ad alta velocità, difficoltosi servizi online della pubblica amministrazioneostacoli alle frontiere per l’e-commerce, sono solo alcuni problemi che attanagliano il vecchio Continente.

Ai vertici della classifica del DESI (indice di digitalizzazione dell’economia e della società): la Danimarca, i Paesi Bassi, la Svezia e la Finlandia.

La nostra Italia si posiziona solo al 25° posto su 28 Stati e non risulta nemmeno nei Paesi che stanno crescendo in fretta come l’Estonia, la Germania, Malta, l’Austria e il Portogallo.

 

Velocità di connessione

 

Una situazione sconfortante che vede la nostra velocità media di connessione pari a 5,4 mega, lontana anni luce dai 17,4 mega della Svezia e dai 20,5 mega della Corea del Sud, leader mondiale.

E se il mondo parla di banda ultralarga (30 mega in su), il Bel Paese ragiona ancora sull’ADSL, a causa di una rete basata prevalentemente sul modem e il doppino in rame.

Una fotografia in bianco e nero che ritrae un Paese dove l’arrivo della fibra ottica nelle case (Fiber To Home) sembra essere ancora un’utopia per la maggior parte degli italiani, che si accontentano, spesso persuasi da pubblicità ingannevoli, della Fiber To The Cabinet, che arriva fino alla centralina e poi prosegue con il rame.

Una “truffa” comprovata anche dalle misurazioni fatte dal software Agcom che permette, dal 2012, di verificare la reale connessione della propria rete: nell’80% dei 50 mila casi analizzati si è registrata una discordanza rispetto al servizio acquistato.

Situazione particolarmente grave anche nelle cosiddette Aree Bianche, zone a fallimento di mercato dove i privati preferiscono non investire in infrastrutture digitali, in cui risultano senza banda ultralarga 5 mila comuni (su 8 mila) per un totale di 19 milioni di persone.

 

Analfabetismo digitale

 

Se questo gap tecnologico è dato da un ritardo dell’aggiornamento delle nostre infrastrutture, non meno rilevanti sono le scarse capacità digitali degli Italiani.

Secondo il DESI il 37% della popolazione del nostro Bel Paese non usa ancora regolarmente Internet. Una percentuale impressionante dovuta alle importanti lacune nell’istruzione e alla resistenza fatta da numerose pubbliche amministrazioni al processo di e-government.

A meno di riforme efficaci, il divario digitale andrà a essere sempre più marcato nei prossimi anni, con una paradossale inversione di tendenza fra Nord e Sud. Prendiamo per esempio il caso della Calabria: diventata una delle regioni più avanzate a livello di banda larga, grazie ai fondi 2007-2013 della Comunità Europea, ha un numero di connessioni effettive quasi nullo.

 

Si prospetta un’inversione di tendenza? Speriamo che le nuove politiche digitali premano il piede sull’acceleratore del cambiamento, per evitare di essere, ancora una volta, il fanalino di coda dell’Europa.

[Fonti:

La Stampa

Commissione Europea]

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